I trovatori
Risalgono all’Ottocento i primi tentativi di elaborare una grafia da utilizzare per scrivere nei dialetti occitani: i trovatori utilizzavano una grafia di tipo etimologico, come si può evincere dall’omaggio che Dante Alighieri rende al trovatore Arnaud Daniel nel proprio capolavoro:
Tan m’abellis vostre cortes deman, | Tanto mi piace la vostra cortese domanda, |
Purg., XXVI, vv.140-148 |
Mistraliana
I primi a compiere una chiara scelta ortografica e linguistica per la produzione in lingua d’òc furono nel 1854 i membri del Felibrige, movimento letterario fondato da un gruppo di studiosi cui apparteneva anche Frederic Mistral. Essi scelsero come lingua letteraria il dialetto provenzale rodaniano, e per la grafia fonetica il modello francese, creando la grafia detta mistraliana o mistralenca. Seguendo questi criteri infatti Mistral compose le sue opere più celebri, da Mireìo a Calendau a Lo poema dau Rose, per le quali ricevette nel 1904 il premio Nobel per la letteratura.
Cante uno chato de Prouvènço. | Canto una fanciulla di Provenza |
Mirèio, Cant I (F. Mistral) |
La grafia mistraliana adattata al dialetto guascone è detta febusiana.
L’Escolo dou Po
La norma dell'Escolo dou Po è un sistema ortografico di impostazione fonematica costruito principalmente a partire dalla norma mistraliana, adattata alla varietà linguistica alpina, e sviluppata dal 1971 dall'associazione omonima fondata a Crissolo nel 1961 da personaggi quali Gustavo Buratti, Giuseppe Pacotto, Renato Maurino, Sergio Arneodo. È stata per decenni la più utilizzata nelle valli occitane, dove è impiegata tuttora; è detta anche grafia concordata.
Se ne dà esempio in alcuni versi della lirica Roccho la cuno di Antonio Bodrero (Barbo Toni Boudrier).
Fai pa la grimmo que te vén la bimmo, | Non far la lacrima che ti viene il moccio, |
Il sistema Genre
La grafia Genre ha avuto come ideatore un esperto conoscitore dei patois occitani e franco-provenzali, Arturo Genre, professore associato di Fonetica Sperimentale alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Torino e membro del Dipartimento di Scienza del Linguaggio e Letterature moderne comparate. Appoggiandosi al sistema ortografico italiano, talora a quello francese e creando nuovi grafemi, dagli anni Settanta ha utilizzato il sistema per l’Atlante Toponomastico del Piemonte Montano, un’opera che raccoglie i micro toponimi delle zone montuose piemontesi. Il sistema poi posa su cinque principi: 1) la maggior corrispondenza tra ciascun suono e ciascun segno; 2)la rinuncia ad ogni criterio etimologico, cosicché sia possibile scrivere ogni singola parola esattamente come viene pronunciata; 3) la descrizione dei soli fonemi; 4) la possibilità di utilizzare qualunque mezzo di scrittura; 5) il rifiuto di qualunque tentativo di normalizzazione o koinè forzata, semplicemente la creazione di un sistema di scrittura condiviso, in grado di mantenere, anche sulla carta, la ricchezza linguistica di ciascuna varietà. Oggi è utilizzato in alcune vallate del torinese.
Classica o Alibertina
In risposta alla grafia selezionata dai Felibre provenzali, risultata non sempre adatta per le altre varietà occitane, nacque l’Escòla occitana, che proponeva invece un ritorno all’impiego della grafia classica utilizzata dai trovatori. Nel 1935 Louis Alibert propose infine una grafia etimologica utilizzabile da tutte le varietà occitane. Detta classica o alibertina, poneva in rilievo l'unità della lingua basandosi sull’etimologia latina. Essa portò ad una sostanziale unità grafica secondo principi di coerenza etimologica e permise realizzazioni fonetiche diverse, rispettando le caratteristiche di variabilità della lingua. La grafia comune consentì inoltre l'accesso all'insieme della produzione letteraria, giornalistica e scientifica dell'intero territorio occitano. Un esempio è dato dalla lirica Messatges di Marcela Delpastre, limosina.
Qu'escotetz, qu'escotetz pas, qué 'quo me fai ? | Che ascoltiate, che non ascoltiate, cosa me ne importa? |
Essa è molto simile alla grafia impiegata dai trovatori. È la grafia che principalmente Espaci Occitan adotta.
La norma bonnaudiana
La norma bonnaudiana - che si autodefinisce come alverniate letterario e pedagogico dopo avere utilizzato la denominazione di scrittura alverniate unificata o EAU (eicritürà euvarnhatà vunefiadà) - è una norma linguistica che fissa la lingua occitana nella sua varietà alverniate. È apparsa nel 1973 nelle opere di Pierre Bonnaud ed è sostenuta dal Cercle Terre d'Auvergne.