Grafie dell'occitano

I trovatori

Risalgono all’Ottocento i primi tentativi di elaborare una grafia da utilizzare per scrivere nei dialetti occitani: i trovatori utilizzavano una grafia di tipo etimologico, come si può evincere dall’omaggio che Dante Alighieri rende al trovatore Arnaud Daniel nel proprio capolavoro:

Tan m’abellis vostre cortes deman,
qu’ieu no me puesc ni voill a vos cobrire.
Ieu sui Arnaut, que plor e vau cantan;
consiros vei la passada folor,
e vei jausen lo joi qu’esper, denan.
Ara vos prec, per aquella valor
que vos guida al som de l’escalina,
sovenha vos a temps de ma dolor!

Tanto mi piace la vostra cortese domanda,
che non mi posso né voglio a voi celare.
Io sono Arnaud, che piango e vado cantando;
pensoso vedo la passata follia,
e vedo giocondo il gaudio che spero, dinanzi.
Ora vi prego, per quel valore
che vi guida al sommo della scala,
sovvenga voi a tempo del mio dolore!

Purg., XXVI, vv.140-148

 

Mistraliana

I primi a compiere una chiara scelta ortografica e linguistica per la produzione in lingua d’òc furono nel 1854 i membri del Felibrige, movimento letterario fondato da un gruppo di studiosi cui apparteneva anche Frederic Mistral. Essi scelsero come lingua letteraria il dialetto provenzale rodaniano, e per la grafia fonetica il modello francese, creando la grafia detta mistraliana o mistralenca. Seguendo questi criteri infatti Mistral compose le sue opere più celebri, da Mireìo a Calendau a Lo poema dau Rose, per le quali ricevette nel 1904 il premio Nobel per la letteratura. 

Cante uno chato de Prouvènço.
Dins lis amour de sa jouvènço,
A travès de la Crau, vers la mar, dins li blad,
Umble escoulan dóu grand Oumèro,
Iéu la vole segui. Coume èro
Rèn qu'uno chato de la terro,
En foro de la Crau se n'es gaire parla.

Canto una fanciulla di Provenza
Negli amori della sua giovinezza,
attraverso la Crau, verso il mare, nei campi di grano,
umile scolaro del grande Omero,
io la voglio seguire. Poiché non era
che una fanciulla di campagna,
al di là della Crau se n’è parlato poco.

Mirèio, Cant I (F. Mistral)

 

La grafia mistraliana adattata al dialetto guascone è detta febusiana.

L’Escolo dou Po

La norma dell'Escolo dou Po è un sistema ortografico di impostazione fonematica costruito principalmente a partire dalla norma mistraliana, adattata alla varietà linguistica alpina, e sviluppata dal 1971 dall'associazione omonima fondata a Crissolo nel 1961 da personaggi quali Gustavo Buratti, Giuseppe Pacotto, Renato Maurino, Sergio Arneodo. È stata per decenni la più utilizzata nelle valli occitane, dove è impiegata tuttora; è detta anche grafia concordata. 
Se ne dà esempio in alcuni versi della lirica Roccho la cuno di Antonio Bodrero (Barbo Toni Boudrier).

Fai pa la grimmo que te vén la bimmo,
duèrm se la pimmo e vòles a la simmo,
parpaiounòt, minquiàgge, bòouco 'n bot -;
vihìo amoùn amoùn
lou biàl faa bùrde i-àidre a siò chançoùn,
l'àouro faa bùrde i-àidre e i parpaioùn;
vihìo la nouèch, lo nouècchou, sempe aquél douècch:
vièi, nòou aquél, viéio e novo la nouècch.

Non far la lacrima che ti viene il moccio,
dormi sulla piuma e voli alla cima,
farfallino, qualche volta, come un tempo;
vedeva lassù lassù
il rio far scalpitare i mirtilli alla sua canzone,
il vento far scalpitare i mirtilli e le farfalle,
vedeva la notte, il gufo, sempre con quello stile:
vecchio, nuovo quello, vecchia e nuova la notte.

 

Il sistema Genre

La grafia Genre ha avuto come ideatore un esperto conoscitore dei patois occitani e franco-provenzali, Arturo Genre, professore associato di Fonetica Sperimentale alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Torino e membro del Dipartimento di Scienza del Linguaggio e Letterature moderne comparate. Appoggiandosi al sistema ortografico italiano, talora a quello francese e creando nuovi grafemi, dagli anni Settanta ha utilizzato il sistema per l’Atlante Toponomastico del Piemonte Montano, un’opera che raccoglie i micro toponimi delle zone montuose piemontesi. Il sistema poi posa su cinque principi: 1) la maggior corrispondenza tra ciascun suono e ciascun segno; 2)la rinuncia ad ogni criterio etimologico, cosicché sia possibile scrivere ogni singola parola esattamente come viene pronunciata; 3) la descrizione dei soli fonemi; 4) la possibilità di utilizzare qualunque mezzo di scrittura; 5) il rifiuto di qualunque tentativo di normalizzazione o koinè forzata, semplicemente la creazione di un sistema di scrittura condiviso, in grado di mantenere, anche sulla carta, la ricchezza linguistica di ciascuna varietà. Oggi è utilizzato in alcune vallate del torinese.
 

Classica o Alibertina

In risposta alla grafia selezionata dai Felibre provenzali, risultata non sempre adatta per le altre varietà occitane, nacque l’Escòla occitana, che proponeva invece un ritorno all’impiego della grafia classica utilizzata dai trovatori. Nel 1935 Louis Alibert propose infine una grafia etimologica utilizzabile da tutte le varietà occitane. Detta classica o alibertina, poneva in rilievo l'unità della lingua basandosi sull’etimologia latina. Essa portò ad una sostanziale unità grafica secondo principi di coerenza etimologica e permise realizzazioni fonetiche diverse, rispettando le caratteristiche di variabilità della lingua. La grafia comune consentì inoltre l'accesso all'insieme della produzione letteraria, giornalistica e scientifica dell'intero territorio occitano. Un esempio è dato dalla lirica Messatges di Marcela Delpastre, limosina.

Qu'escotetz, qu'escotetz pas, qué 'quo me fai ?
Queu que passa, qu'escote o que passe, qué 'quo me fai ?
Si escotatz lo vent, quand bufa dins los faus e quand brama dins l'aire;
si sabetz escotar lo vent, quand mena sus nívols coma de grands ausèls de mar,
e quan brama dins l'aire emb sa gorja de giau;
si avetz auvit per cas la font e la granda aiga e la fuelha,
lo marmús de l'erba madura en los prats, podetz saber co qu'ai a dire.
Lo sabetz desjà.

Che ascoltiate, che non ascoltiate, cosa me ne importa?
Cosa mi importa che quello che passa ascolti o passi?
Se ascoltate il vento quando soffia nei faggi e quando urla nell’aria;
se sapete ascoltare il vento, quando spinge in alto le nuvole come grandi uccelli di mare,
 e quando urla nell’aria con la sua gola di gallo;
se avete udito per caso la fonte e il fiume e la foglia,
il mormorio dell’erba matura nei prati, potete sapere cosa intendo.
Lo sapete già.

Essa è molto simile alla grafia impiegata dai trovatori. È la grafia che principalmente Espaci Occitan adotta.

La norma bonnaudiana

La norma bonnaudiana - che si autodefinisce come alverniate letterario e pedagogico dopo avere utilizzato la denominazione di scrittura alverniate unificata o EAU (eicritürà euvarnhatà vunefiadà) - è una norma linguistica che fissa la lingua occitana nella sua varietà alverniate. È apparsa nel 1973 nelle opere di Pierre Bonnaud ed è sostenuta dal Cercle Terre d'Auvergne.