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BAM | Edizione On Tour 2024

BAM

BIENNALE D 'ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA DEL PIEMONTE

 

Edizione On Tour 2024

“Sculptura 3 natura/cultura”

Manifesto Locandina QUI

 

L’ iniziativa sarà presentata a Dronero presso il Museo Multimediale Sòn de Lenga Espaci Occitan

nel periodo 22 settembre > 16 novembre 2024. 

 

Programma dell’iniziativa

Artisti invitati per la mostra Sculptura 3 natura/cultura:

Enzo Bersezio, Giovanni Borgarello, Marcello Corazzini, Cristian Costa, Virginia Di Nunzio, Germana Eucalipto, Raùl Farco, Gabriele Garbolino Rù, Elio Garis, Gianni Gianasso, Ugo Giletta, Patricia Lamouroux, Severino Magri, Jessica Pelucchini, Cristina Saimandi, Claudio Totoro, Ivo Vigna e Lea Vigna, Ilirjan Xhixha.                          

Installazione: Riccardo Ghirardini, Video-arte: Michelangelo Rossino.

Fashion Shooting tra le sculture:

Giulia Amprino, Malaika Barbara Ebbli, Schè Chiara Schembari, Olesea Suharenco,

Vidor Monica Pasta.

 

Inaugurazione:

Domenica 22 settembre 2024 ore 16.30 > 19.00

Museo Multimediale Sòn de Lenga Espaci Occitan via Val Maira 19 Dronero CN

 

Fashion Shooting: Domenica 6 ottobre ore 11.00 > 19.00

 

Orario settimanale di apertura:  

giovedì e venerdì 10.00 > 12.00 / 15.00 > 18.00 - sabato 10.00 > 12.00

 

Ingresso libero

 

Organizzazione:Associazione Harambee arte Kunst

Direttore artistico: Prof. Riccardo Ghirardini

Curatore: Prof. Edoardo Di Mauro

Collaborazione: Ivo Vigna

 

Info Museo:

Tel. 0171 904075  segreteria@remove-this.espaci-occitan.org

Info Mostra:

Tel.  349 4665091 hakassociati@remove-this.gmail.com

 

Enti patrocinanti: Città di Dronero, Regione Piemonte, Fondazione CRT, Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, Associazione Espaci Occitan.

Con la collaborazione: MAU Museo d’Arte Urbana, CSA Farm Gallery, Associazione Aftalina, Artemporary Torino.

 

La BAM - Biennale d'Arte Moderna e Contemporanea del Piemonte ha una precisa finalità, in decisa controtendenza rispetto alla “biennalite” caratterizzante la scena artistica contemporanea nell’era della globalizzazione, che è quello di valorizzare l’arte e la creatività piemontese dal secondo dopoguerra ad oggi secondo un percorso che, ad ogni scadenza, si indirizza verso aree diverse di analisi storica e contenutistica.

 

Il Museo Multimediale Sòn de Lenga Espaci Occitan di Dronero si estende sul territorio cuneese nella Val Maira, già terra degli scultori scalpellini Zabreri. L’architettura interna ed esterna del Museo sviluppa un luogo altamente adatto per contenere opere di scultura di medie e grandi dimensioni, inoltre per le sezioni concomitanti, gli artisti possono usufruire delle strutture interne adeguate a contenere tutte le attività artistiche previste.

 

Il tema di questa edizione della BAM ON TOUR 2024 sarà dedicato all’arte del territorio come ampliamento degli spazi prescritti dell’arte, intervento natura/cultura, dove per cultura si intende la possibilità della trasformazione. Ormai è da parecchie edizioni che proponiamo congiuntamente alla mostra espositiva, degli eventi concomitanti, dalle performance al live painting, al fashion design al fashion shooting, con questi interventi abbiamo sviluppato un forte interessamento e coinvolgimento da parte del pubblico, rendendo così la manifestazione piacevolmente invogliante.

 

Testo critico/storico del Prof. Edoardo Di Mauro

La poetica artistica del Novecento, a partire dall’avanguardia storica, in questo caso non solo l’organico ed anticipatore Futurismo, ma soprattutto Dada, con l’intuizione oggettuale di Marcel Duchamp, orinatoi e ruote di bicicletta investite di aura artistica dalla forza sciamanica dell’artista e gli assemblaggi di Kurt Schwitters, si è cimentata con una concezione nuova dell’arte, un’arte che fosse in grado di aprirsi al mondo, contaminarsi con il quotidiano tramite l’acquisizione di reperti di realtà secondo la logica dell’ “objet trouvè”. Queste tematiche hanno trovato una diffusione su larga scala, nell’ambito di un concetto e di una pratica di avanguardia “normalizzata” a partire dal secondo dopoguerra. La lunga e composita stagione dell’Informale verteva attorno ad un tema prevalente, quello di un’azione artistica intesa come manifestazione di energia vitale, apertura nei confronti dei fenomeni, dialettica tra interno ed esterno. Il limite comune alla maggior parte di quegli artisti fu di carattere oggettivo, quello di non avere violato, nella maggioranza dei casi, quel tabù bidimensionale che appariva ormai come un limite da superare, stante i presupposti teorici. Presupposti, comunque, estremamente avanzati. Già nella seconda metà degli anni ’50 si sviluppano le linee guida di quella che sarà la successiva stagione del Concettuale. Tra le molte correnti di pensiero fortemente venate di profetica utopia che agitano il dibattito culturale di quegli anni si distingue il Situazionismo di Guy Debord. Predicando un nuovo concetto di arte, svincolata da qualsiasi principio di valore e dall’inserimento in quel sistema borghese che finiva per neutralizzarne l’eversione linguistica, riducendola sostanzialmente a prezioso bene di consumo, merce tra le merci, i Situazionisti sostenevano l’esigenza di un’arte puramente comportamentale, da viversi e consumarsi nel “qui ed ora”, indistinguibile da qualsiasi altra azione esistenziale. In particolare la teoria del “detournement” prevedeva la realizzazione di opere costruite seconda la tecnica dell’assemblaggio di materiali ed oggetti recuperati, scorie tratte dall’opulenza della società industriale e vivificate, fatte assurgere a nuova vita e significanza dall’atto creativo. Nell’eterno gioco di rimbalzi e rimandi che caratterizza il ciclo dell’arte, questi temi si ritrovano “tout court” all’interno del concettuale di matrice “mondana”  quello, per intenderci, aperto al contatto con il mondo dell’esperienza, che in Italia ha trovato la sua sublimazione nell’Arte Povera. Già il titolo coniato da Germano Celant per etichettare la sua intuizione critica stava ad indicare la volontà di svalutare il lato “ricco” ed esclusivo dell’arte in virtù dell’impiego di materiali archetipi e primari, lasciati liberi di modificarsi seguendo il loro ciclo naturale di metamorfosi chimica e fisica, alla ricerca di un dialogo tra natura e cultura perseguito anche tramite l’impiego di tecnologie duttili ed elementari come la luce al neon. Con l’avvento del successivo ciclo caratterizzato dall’ingresso in una fase di post modernità i temi relativi ad un utilizzo dell’arte contemporanea come viatico per una migliore qualità della vita hanno assunto, specie nell’ultimo quindicennio, una evidente centralità. Tutto ciò non ha mancato di provocare un serrato dibattito attorno al ruolo ed alla funzione del linguaggio della scultura all’interno dello scenario contemporaneo. Dibattito già esordiente nell’800, quando, agli spiriti più sensibili, iniziava ad apparire con chiarezza come l’arte, dopo la Rivoluzione Industriale, stesse velocemente ponendosi su di un sentiero di superamento di canoni formali plurisecolari ed al centro delle accuse, come fu per Baudelaire, si poneva proprio la scultura, accusata di staticità e monumentalismo retorico e manierato, inadatto ormai ad esprimere i nuovi ritmi e le sensibilità della vita moderna. Dibattito che proseguirà anche nei primi decenni del Novecento,  basti pensare ad un grande protagonista come Arturo Martini che, in finire di carriera, seppe, con un saggio come “La scultura lingua morta”, mettersi in discussione prefigurando i futuri sviluppi di questo linguaggio e redigendo pensieri di notevole lungimiranza come “fa che io non sia un oggetto, ma un’estensione”. Come già citato in apertura, nel secondo dopoguerra l’avanguardia artistica radicalizzerà ulteriormente i termini della questione, proponendo un’installazione vista come puro prolungamento della corporalità fisica e mentale, oltre la tradizionale dialettica inerente il rapporto tra l’oggetto e lo spazio. Lo scenario attuale, posto all’interno di una stagione di avanzata post modernità, ha ulteriormente rimescolato le carte, con un eclettismo stilistico dove la rivisitazione dei modi e delle maniere dell’avanguardia novecentesca ed il ritorno alla manualità pittorica, tipici della fase tra il 1975 ed i primi anni ’90, sempre più si abbina al rapporto con la tecnologia ed i media, sia dal punto di vista del confronto teorico ed iconografico che dell’ausilio di questi nuovi strumenti nella costruzione dell’opera. Gli artisti piemontesi , a partire dalla seconda metà dell’Ottocento, hanno costantemente seguito il flusso tendente al rinnovamento, a partire da Leonardo Bistolfi, per proseguire con il Secondo Futurismo, fino all’approdo dell’Arte Povera negli anni Sessanta e Settanta. Dopo la seconda metà degli anni Ottanta, nella stagione postmoderna, gli autori attivi in regione, molti dei quali presenti in mostra, saranno in grado di coniugare il linguaggio dell’avanguardia novecentesca con un confronto inevitabile con la tecnologia, i nuovi media ed i nuovi materiali. Negli ultimi anni, in Italia, si è assistito ad una forte incentivazione nei confronti dell’annosa questione dell’arte pubblica, fondamentale viatico didattico e divulgativo per avvicinare il pubblico dei non addetti ai lavori alla fruizione del contemporaneo, nel tentativo di colmare il gap che ci separa, da questo punto di vista, dalla maggior parte dei paesi dell’Europa occidentale e dagli Stati Uniti, tramite la realizzazione di numerosi musei d’arte contemporanea all’aperto e parchi dedicati alla scultura, nella quasi totalità dei casi in affascinanti centri della cosiddetta “provincia”, più raramente all’interno di grandi centri metropolitani.