I Puri di Albi

Le terre di lingua occitana hanno visto nei secoli la coesistenza di diverse fedi. Il catarismo, giunto in Europa nel 1100, proveniva dall’Asia Minore: la contrapposizione tra bene e male, spirito e materia, con la strenua affermazione di un ideale di purezza, ribadita dal nome greco catharos, puro, ne caratterizzava la dottrina. L’eresia era detta albigese dal centro di irradiazione Albi: i seguaci, che amavano chiamarsi bons òmes, conducevano una vita di rigorosa povertà, in contrasto col lusso e la corruzione imperante nella chiesa cattolica. La fede catara rappresentava un pericolo per l’ortodossia, perciò a partire dal 1180 fu indetta una crociata per debellare l’eresia, mentre il re dei Franchi creava l’Inquisizione, per torturare e ardere sul rogo gli infedeli, assediando i castelli in cui i catari avevano trovato rifugio, come la fortezza di Montsegur, distrutta nel 1244. Alcuni riuscirono a mettersi in salvo fuggendo verso la Svizzera, ed è attestato il loro passaggio in Piemonte, specie a Roccavione e Monforte d’Alba.
I Valdesi

I valdesi o poveri di Lione, seguaci del movimento fondato nel XII secolo dal lionese Valdo, avevano predicatori itineranti e celibi detti barba, appellativo usato per persone anziane e degne di rispetto: ciò valse loro il soprannome talora denigratorio di barbets. Contrari alle raffigurazioni delle divinità, si rifacevano ad una sola regola, seguire fedelmente le Sacre Scritture, e ritenevano la Chiesa superflua, in quanto Gesù era il solo intermediario fra Dio e uomini. Ciò fu avvertito dalla Chiesa come una minaccia, e la religione valdese venne duramente perseguita; nel 1686 i Savoia revocarono la libertà di culto, ed iniziò un periodo di guerre religiose che videro i Valdesi rifugiarsi nella Svizzera calvinista. Il loro rientro nel 1690 è noto come Grande Rentrée, ma solo nel 1848 Carlo Alberto concesse l’Emancipazione, la libertà di culto. Oggi nelle valli Pellice, Germanasca e Chisone è presente una numerosa, colta ed attiva comunità valdese.
Calvinisti e ugonotti

In tedesco Eidgenossen, Ugonotti, significa congiurati: è questo il nome dato ai protestanti calvinisti francesi, che nel XVI secolo costituiscono una chiesa nazionale che ottiene libertà di culto nel 1562. Il loro credo, teorizzato nel 1536 dal ginevrino Jean Cauvin, italianizzato in Calvino, si fonda sull’idea della doppia predestinazione: Dio destina alcuni uomini alla salvezza ed altri alla dannazione, e solo agli eletti è concessa la grazia. Unici sacramenti sono battesimo e comunione, nella quale però si nega la presenza reale di Gesù; sono respinti il culto dei santi, la preghiera per i defunti e la gerarchia episcopale della Chiesa di Roma.
I Camisards

Dal 1535 al 1628 essi combatterono per restaurare le libertà feudali contro l’assolutismo regio e nell’interesse della borghesia, facendo impensierire la Corona di Francia e la Chiesa di Roma che nel 1562 si coalizzarono dando inizio a decenni di efferate lotte e massacri. Solo nel 1598, grazie all’editto di Nantes, gli Ugonotti riottennero la libertà di culto, nuovamente revocata da Luigi XIV nel 1685. I Camisards, gli Ugonotti della Linguadoca dalla bianca camicia, risposero con ferocia alla violenza dell’esercito regio, ma le persecuzioni terminarono solo nel 1787 con l’édit de tolérance firmato da Luigi XVI. In territorio italiano, il calvinismo si diffuse soprattutto nelle comunità della Chastelada, come testimoniano i resti del tempio calvinista a Chianale in Val Varaita, ma oggi di questa religione, estirpata dai monaci Cappuccini inviati dai Savoia, non restano tracce.
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